giovedì 20 dicembre 2007

"Ed ecco il muro che s'incontra al tramonto nella tristezza d'un paesaggio dolce e violento insieme. Richiamo tragico e lirico: di dramma non ancora espiato e di nostalgica, forte capacità di memoria in gente che ha sempre sofferto di melanconia.


E poi l'abbraccio d'ambiente che sembra accogliere te vivo coi fratelli ormai morti; nel segno di croce che il marmo bianco risalta, imponendo il significato religioso di questo luogo di riposo. E toglie ogni sgomento, innondando serenità e speranza, per l'apertura dei monti oltre il serto di pietra dura."



"Ed è vero concetto di chiesa questo nuovo, antico modo di centralizzare il camposanto. Comunità di chi riposa, ormai, assieme a chi ancora sta soffrendo sulla terra, con dentro nostalgia d'esule. Perche cammina ancora, battendo strade d'emigrante, verso terre e cieli nuoviin cui tutto, finalmente, per tutti si compia.


Concetto di Chiesa, come unione comune di vivi e morti, in questa idea di camposanto.





E la croce grande, che sfugge il senso abituale: quello delle croci astili, quasi simboli di potere più che servizio e salvezza. Sproporzionata per l'abitudine che cancella i richiami alla realtà: ma, per questo, a vera misura d'uomo.



Croce grande, sproporzionata al gusto che pudicamenterifugge dall'evidenza un segno. Ed è, invece, il segno. Denominatore comune per chi è morto e chi vive. Segno d'unione, d'intimità.



Come quei campi. Tante zone della stessa realtà. Tutt'uno con lo spazio di chi ancora cammina, lo spazio di chi ormai in riposo attende resurrezione.



Zone d'uno stesso spazio, momenti diversi di medesima eternità. E, intorno, quel muro che taglia appena l'orizzonte. Come a dire che oltretutto c'è il cielo, e i monti, ed anche gli alberi di poco sopra il confine sacro di questo luogo."






"Camposanto, luogo per l'intera comunità, vivo concetto di Chiesa. Sicchè qui non ha posto la cripta di chi s'inginocchi nascosto contro il freddo muro.



Ed è luogo d'assemblea la chiesetta, piena di luce, aperta, tutt'uno col recinto di fuori; sintesi, quasi, della parola che, pregna, viene da ogni cosa qui dentro.


Vivace, segnata anch'essa, come lo spazio di fuori, di legame comune tra chi prega e chi, nel saluto cristiano, prende commiato per la grande attesa.



Chiesetta di camposanto; eppure posto di ristoro. Per la Cena di pellegrini, nella presenza del Ristoro. Come ad Emmaus, per tornare a Gerusalemme; là fuori, oltre la grande vetrata. Ad annunciare a tutti la speranza: a chi dorme, a chi veglia ancora.



A tutti, oltre la grande vetrata; a ciascuno che crede, e ha creduto. E qui è presente, sotto la provvisoria maestà di capriate portanti, nello sforzo spezzato di grossi tralicci."






"Solidità d'ancorature, per la meditazione di chi

resta ed abbisogna di ferma certazza nel camminare ancora, fuori del muro, prima del grande riposo.


Intimità, anche, per la memoria raccolta e intensa: nell'invocazione di pace eterna a chi ormai è nella terra; di rassegnato conforto per chi, oltre il tempo, attende il ritorno promesso.


E attende insieme a tutti. Uno accanto all'altro; come legati dalla continuità di questi scanni, che attorno alla mensa e al luogo per la bara eguagliano chi nell'assemblea presiede, ministra, partecipa."

Autore Testi: "Luciano Padovese"










































































martedì 11 dicembre 2007

Glauco Gresleri

Il Camposanto di Vajont, Comune di Vajont, Provincia di Pordenone